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I neuroni specchio e la loro importanza all’interno di un processo ipnoterapeutico

"I più recenti contributi delle neuroscienze all’ampliamento e all’efficacia della psicoterapia. Le sempre maggiori possibilità cliniche che l’ipnosi acquisisce con le conoscenze del progresso neuroscientifico.''

L’attenzione mirata al nostro modo di fare i clinici, ci porta a voler sempre più conoscere il come e il perché del lavoro che facciamo, dei risultati che otteniamo e come possiamo consapevolmente migliorarli. Non possiamo negare che per decenni e decenni abbiamo spesso utilizzato studi e procedimenti, anche insegnati da grandi maestri, che pur dando nell’insieme risultati accettabili, erano basati su empirismo e intuito. Da alcuni anni anche nella psicoterapia e nell’ipnoterapia in particolare, le nuove acquisizioni delle neuroscienze hanno portato un grande contributo alla conoscenza dei processi che attiviamo nel percorso terapeutico e come possiamo renderli molto più efficaci. In questo articolo spiegherò come la conoscenza di due scoperte neuroscientifiche quella che definiamo forza sinaptica ( potenziamento sinaptico a lungo termine e depressione sinaptica a lungo termine), e quella dei neuroni specchio, possano rendere esplicite le nostre modalità che prima erano soprattutto intuitive e, al contempo, farci comprendere come utilizzarli per aumentare in modo considerevole l’efficacia del processo ipnoterapeutico.

1) Cenni storici: Credo si possa dare una risposta univoca in nome del progresso scientifico che dev’essere l’asse portante dello sviluppo della nostra disciplina. Certo, almeno sino a quando non vi saranno sviluppi al momento impensabili, non potremo mai pensare che la psicoterapia diventi una scienza come la fisica, possiamo però pretendere che non si basi su fantasiose ipotesi di derivazione ottocentesca spacciate per verità incontestabili. La modalità psicoterapeutica derivata da una lunga e meditata esperienza di clinica ipnotica, mi induce a considerare come indissolubili le due componenti basilari dell’attività mentale e del comportamento: la fisiologia neurobiologica e il conseguente pensiero interagenti in un complesso rapporto circolare. Nello svolgimento della nostra attività ipnoterapeutica dobbiamo superare la logica dei vari “orticelli” per amalgamarne le parti utili nel processo clinico (Ipnosi Clinica Integrata) nel quale siamo impegnati; allo stesso modo, una base scientificamente sempre più solida legata all’evoluzione delle neuroscienze, ci potrà dare sempre di più la consapevolezza della logica, del come e perché svolgiamo e sviluppiamo il nostro lavoro. E’ la logica che definisce la scienza, la quale non afferma verità ma vi si approssima per prove ed errori: epistemologicamente, qualunque tesi verrà tendenzialmente confutata o almeno corretta. E poi la modalità di indagine con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza oggettiva e affidabile si basa sull’osservazione della realtà e sulla formulazione di un’ipotesi sperimentalmente verificata. La coerenza con la quale verifichiamo il procedere del nostro lavoro con l’approccio scientifico, lo valutiamo attraverso gli appositi test che misurano le aree cerebrali e mentali su cui orientiamo il nostro lavoro o, in modo strumentale con la PET, come accade nei cambiamenti a livello di aree cerebrali dopo la remissione del DOC (Disturbo Ossessivo-Compulsivo). Un approccio che vuol essere il più possibile scientifico nel nostro lavoro sa perfettamente che la materia cerebrale non si regge da sola, ha un’altra inscindibile e altrettanto importante parte mentale con la quale è in perpetuo dinamico rapporto. La teoria scientifico-cerebrale non si regge da sola, ha bisogno di quella filosofico-mentale per sopravvivere, e viceversa.

2) Il nostro concetto di psicoterapia: dev’essere pragmatica e operativa ai differenti livelli. Ha come riferimento la fisiologia dell’insieme cervello-mente. Il tempo e l’elaborazione sulle reali cause o concause pregresse della patologia è finalizzato alla loro neutralizzazione e superamento. Si opera, con una mirata ed elastica metodologia, sulle reali problematiche e sulle strutture presenti che supportano la psicopatologia. La strategia non può essere rigida, quando ve ne è la possibilità possiamo neutralizzare e modificare, utilizzando una mirata e complessa elaborazione, il significato di quella particolare risposta egodistonica all’interno di una singola seduta; oppure, come succede molto più spesso, procedere passo dopo passo lungo l’intero percorso ipnoterapeutico e psicoterapeutico per recuperare un sempre miglior equilibrio egosintonico. La finalità è di attivare le risorse e le potenzialità, fisiche, emotive e cognitive per ottenere la migliore e più stabile risoluzione della patologia psichica, psicosomatica e somatopsichica. Dobbiamo aiutare il paziente a creare dei modelli nuovi coerenti con la propria personalità e con la realtà che vive, che superino, dopo averle metabolizzate e inglobate, le precedenti modalità di vita che si erano dimostrate negative e fonti di disagio e/o patologia.

3) L’ipnositerapia integrata e integrazionale: Il quadro concettuale di riferimento è un processo integrato che si rifà all’opera M. H. Erickson, all’ipnosi guantieriana, alle tecniche direttive, all’EMDR, alla mindfulness. Nella fase del b-SoC (Stato di Coscienza Ordinario) ma anche in elaborazioni in un A-SoC il riferimento è alla psicologia cognitiva. Dobbiamo capire di quali cambiamenti c’è bisogno nel tessuto cerebrale e nell’attività mentale per arrivare a delle trasformazioni reali, consolidarle e renderle recuperabili nei momenti in cui la persona deve affrontare situazioni che prima erano destabilizzanti o gestite in modo egodistonico?

4) Modalità base: Il terapeuta si trova a dover cambiare una combinazione di energia-informazione implicita (costruzione emotiva) sempre più strutturata con una sorgente di informazione esterna finalizzata al ri-equilibrio dell’attività psichica e neurologica, arrivare a spostare l’energia dai processi egodistonici per modularla progressivamente su processi sempre più egosintonici. Di quali cambiamenti c’è bisogno nel tessuto cerebrale per arrivare a delle trasformazioni reali, per consolidarle e renderle recuperabili nei momenti in cui la persona deve affrontare situazioni che prima non riusciva a gestire o cercava di controllare in modo patologico? Dobbiamo partire dalla memoria, riferimento primario che l’individuo ha per formulare i propri pensieri e i conseguenti comportamenti.

5) La memoria: non posso, considerando i limiti imposti da un articolo specificare i differenti tipi di memoria e le loro specifiche e complicate funzioni, devo limitarmi in modo semplicistico a considerare che dev’essere permanente, ma anche soggetta a cambiamenti da parte di esperienze successive. Date queste contraddittorie modalità di espressione della memoria, non ci deve sorprendere che i ricordi di episodi, situazioni e dati siano spesso soggetti a errata attribuzione, suggestionabilità e distorsione. In psicoterapia dobbiamo aiutare il paziente a creare dei modelli nuovi coerenti con la propria personalità, con la realtà che vive che superino, dopo averle metabolizzate e inglobate, le precedenti modalità di vita che si erano dimostrate negative e fonte di disagio e/o patologia. Per comprendere in modo chiaro, anche se giocoforza molto semplificato su come agire a livello psicoterapeutico, dobbiamo dar vita a costruzioni mentali attraverso le quali particolari modelli di attività neuronale guidata dalle esperienze che il clinico andrà a proporre, possano creare cambiamenti duraturi nel cervello. Diventa opportuno ora chiederci quali sono le categorie generali di cambiamento che possono essere usate per immagazzinare ricordi. Sappiamo che l’unità fondamentale dell’informazione neuronale è l’impulso, lo spike. La probabilità di trasmissione di un impulso è data dall’attività integrata di molte sinapsi eccitatorie e inibitorie che produce cambiamenti di voltaggio tra le pareti della membrana del cono dell’assone, dove ha origine l’impulso. Di conseguenza, se un modello particolare di attività neuronale attivato da spike potenziati ha come risultato una modifica duratura dei canali di sodio voltaggio-dipendenti posti nel cono dell’assone, rileviamo che ciò può produrre un cambiamento duraturo delle proprietà di trasmissione del neurone, contribuendo, di conseguenza, alla produzione di un nuovo engramma. Malgrado l’esistenza di diversi tipi di memoria, quella procedurale (andare in bicletta), semantica (ricordare il significato e l’esperienza dell’informazione), episodica e/o autobiografica, quella che a noi interessa a fini psicoterapeutici e sapere che la loro base neurobiologica è simile. In relazione all’intervento clinico dobbiamo avere ben chiaro che è necessario passare dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. Consolidare il fenomeno della realtà virtuale che creiamo con l’intervento ipnoterapeutico mirato (nuova memoria di lavoro) per farlo diventare memoria a breve termine. Dopo aver ben definito questo passaggio, strutturarne il diverso significato nella memoria a lungo termine. E’ basilare sapere che la “memoria di lavoro” comporta modifiche dell’attività bioelettrica delle sinapsi. E’ una memoria inizialmente molto fragile che va consolidata perché non si alieni, ai vari livelli, con un adeguato lavoro psicoterapeutico. E’ solo seguendo questo processo che possiamo trasformarla in una memoria a lungo termine attiva e consolidata. Giova ricordare che sino a non molto tempo fa si riteneva che le memorie fossero stabili e che la loro scomparsa fosse dovuta all’oblio. Oggi, si guarda alle memorie come a entità instabili, dipendenti dal riconsolidamento, cioè da continuo processo di ristrutturazione. Questo concetto è in contrasto con la concezione tradizionale della memoria che la considerava fotografia duratura della realtà: oggi siamo consapevoli che non soltanto esiste una riorganizzazione continua ma anche una contaminazione delle esperienze precedenti da parte di quelle successive.

6) In psicoterapia dobbiamo aiutare il paziente a creare dei modelli nuovi coerenti con la propria personalità e realtà che vive, che superino e consolidino dopo averle metabolizzate e inglobate, le precedenti modalità di vita che si erano dimostrate negative e fonte di disagio e/o patologia.

Per comprendere in modo chiaro, anche se giocoforza molto semplificato su come agire a livello psicoterapeutico, dobbiamo nel processo clinico, creare costruzioni mentali che possano portare a cambiamenti duraturi nell’insieme cervello-mente.

Diventa opportuno ora chiederci quali sono le categorie generali di cambiamento che possono essere usate per immagazzinare e consolidare i “nuovi ricordi” di cui con l’ipnosi abbiamo modificato il significato.

Abbiamo già spiegato che l’unità fondamentale dell’informazione neuronale è l’impulso, lo spike, che contribuisce attraverso vari passaggi a stabilizzare un engramma. Sappiamo però, che per produrre cambiamenti in psicoterapia, dobbiamo costruire un nuovo engramma modificato almeno nel suo significato. Ci sono molte fasi nella trasmissione sinaptica di cui una certa percentuale è soggetta a modulazione a lungo termine. Per semplificare, finalizzando il discorso alla psicoterapia, possiamo parlare di una “forza sinaptica” come di un parametro che può essere modificato e a propria volta portare modificazioni. I meccanismi realmente efficaci indotti dalla psicoterapia ipnotica integrata (e solo da questa in maniera veramente efficace), sono chiamati: LTP (il potenziamento sinaptico a lungo termine), LTD (depressione sinaptica a lungo termine.

Diventa utile chiarire come LTP e LTD agiscono per cambiare la forza delle sinapsi esistenti. A livello presinaptico si può potenziare o deprimere la quantità (o probabilità) di rilascio di neurotrasmettitori successivo all’arrivo di un potenziale di azione. Oppure a livello postsinaptico , si può potenziare o deprimere l’effetto bioelettrico prodotto da una quantità costante di neurotrasmettitori rilasciati.

Nella prima fase dell’ipnoterapia si agisce in modo mirato e selettivo permettendo di rendere sempre più neutre le precedenti esperienze disturbanti ed egodistoniche. Nelle fasi successive della terapia, utilizzando via, via, un approccio sempre più olistico, si crea nella realtà virtuale una elaborazione mentale spontanea progressivamente più affrancata dalla patologia. In modo graduale e progressivo, l’equilibrata elaborazione emotiva profonda, porterà ad una sempre maggiore espressione delle potenzialità individuali e ad un vivere sempre più egosintonico e stabilizzato.

In relazione alle finalità dell’ipnosi clinica sappiamo che il consolidamento dell’esperienza anche distonica avviene soprattutto nell’ippocampo, area considerata cruciale per i processi di memoria, e che anche il processo complementare, depressione sinaptica a lungo termine (LTD) che è un indebolimento continuo dipendente dall’usura delle sinapsi si ipotizza avvenga nelle stesse aree. Devo ribadire che il cammino che ha portato alle conoscenze di questi meccanismi è affascinante e molto complesso, riguardo l’ipnoterapia occorre sottolineare che è il lavoro mirato e adattato sulle varie aree sensoriali prese singolarmente o in un processo di associazione, nella singola seduta o nell’intero processo psicoterapeutico che conduce ai cambiamenti della forza sinaptica (LPD, LTD). Si lavora sull’eccitabilità intriseca e sulla crescita o sulla ritrazione di rami assonali o dendritici e delle sinapsi.

7) Neuroni specchio: Esistono anche altri modi per cambiare la forza delle sinapsi esistenti, per modificare l’engramma, o cambiarne almeno il significato e la reazione emotiva? Negli ultimi anni la neurofisiologia ci ha dato una risposta affermativa molto precisa con la scoperta dei neuroni specchio. Come agiscono? Hanno la capacità di attivarsi sia quando si compie un’azione in prima persona sia quando la si osserva compiere da altri sia, come ci insegna l’esperienza clinica, quando la rappresentazione è osservata nella realtà virtuale che noi stessi ci creiamo. Più avanti spiegherò come l’azione immaginata si leghi all’attività dell’emisfero destro.

La base dell’attività dei neuroni specchio come già aveva ipotizzato oltre venticinque anni fa il compianto Vittorio Guidano, troppo prematuramente scomparso, si lega al sistema motorio. Fino a pochi anni fa se ne aveva un’immagine estremamente semplificata, oggi non è più così. Sappiamo che tale sistema è formato da un sistema di aree frontali e parietali strettamente connesse con le aree visive, uditive e tattili, e dotate di proprietà funzionali molto più complesse di quanto si potesse immaginare. Si è scoperto, in particolare, che alcune aree neuronali si attivano in relazione non a semplici movimenti, bensì ad atti motori finalizzati e che rispondono selettivamente alle forme e alle dimensioni delle realtà su cui portiamo l’attenzione sia quando stiamo per interagire con esse sia quando ci limitiamo ad osservarle. Queste aree neuronali appaiono in grado di discriminare l’informazione sensoriale selezionandola in base alle possibilità d’atto che essa offre, indipendentemente dal fatto che tali possibilità vengano, o meno, realizzate.

In relazione alla psicoterapia ipnotica si evidenziano due fattori di grandissima importanza, il primo riguarda la possibilità di collegarsi alla coscienza nucleare (ipotizzata nel processo neurologico di costruzione della coscienza di Damasio), il secondo evidenzia l’attivazione prevalente dell’emisfero destro e i suoi riflessi sull’attività corporea nel suo rapporto circolare con la mente.

Il primo fattore riguarda la capacità mentale di immaginare quel processo essenziale per rappresentare la realtà in termini simbolici. E’ il passaggio su cui si fonda l’intero processo di costruzione della conoscenza e che permette il configurarsi del primo livello di coscienza, la coscienza nucleare. Le immagini sono spesso associate alle emozioni e, a loro volta, sovente associate a particolari sensazioni. Il rapporto tra immagini ed emozioni è circolare come avviene per la maggioranza dei processi mentali, l’attività immaginativa produce emozioni con le diverse concomitanti fisiologiche e psicosomatiche che a loro volta stimolano un’attività immaginativa dandole una diversa capacità e ampiezza.

L’attività immaginativa, come concordano la grande maggioranza degli studiosi dell’apprendimento, viene ritenuta la base degli schemi mentali su cui si fonda il processo di costruzione della conoscenza dalle forme più elementari alla simbolizzazione più complessa. Damasio nel suo modello chiarisce il passaggio determinante dell’elaborazione immaginativa nella costruzione della coscienza: “…

. La coscienza nucleare è presente quando i dispositivi cerebrali di rappresentazione generano una descrizione per immagini del modo in cui lo stato dell’organismo viene modificato dall’interazione organismo – oggetto. …….. Un aspetto fondamentale da chiarire è che la coscienza nucleare viene “ricreata” , momento per momento, dal cervello come ad “impulsi”, e ogni oggetto con il quale interagiamo o che evochiamo dalla memoria è in grado di innescare un impulso. Per effetto del meccanismo della coscienza nucleare il proto sé non cosciente ( che è una struttura particolarmente sensibile, in grado di rappresentare - detto metaforicamente - i mutamenti di stato dell’organismo mentre è occupato a rappresentare qualcos’altro)

subisce la fondamentale trasformazione in sé nucleare cosciente. ……. Anche il sé nucleare quindi è generato a “impulsi”, ma possiede una continuità temporale perché esiste sempre la disponibilità di oggetti in grado di innescare questi meccanismi cerebrali. In terapia, quando vi è difficoltà per il paziente a mantenere la costanza dell’oggetto, o almeno coerenza come significato e risposta emotiva su quello su cui stiamo lavorando, riportiamo set dopo set, l’attenzione su quello che vogliamo elaborare. Il secondo fattore riguarda la proiezione sulle aree cerebrali nell’attività di imitazione. Quando si imitano le azioni degli altri si attiva la parte inferiore del lobo parietale di sinistra. Quando una persona nella propria realtà virtuale imita le azioni che ha visto compiere da un altro, o magari fatte da lui stesso, in quella stessa persona si attiva la parte inferiore del lobo parietale di destra. In conseguenza del cambiamento dell’attività emisferica, in ipnoterapia riusciamo ad ottenere una più diretta comunicazione tra l’immaginario vissuto in uno stato di trance e le emozioni. Si crea un diverso equilibrio a livello corporeo e mentale che permette un lavoro più efficace sulle emozioni che potranno così molto più facilmente cambiare il loro significato. Gli effetti ben più efficaci di un’attività immaginativa correttamente proposta dal terapeuta incidono in maniera efficace sull’intero processo clinico. Attraverso le tecniche combinate si rafforza l’efficacia dell’ LTD (depressione sinaptica a lungo termine) nel diminuire le tensioni legate alle costruzioni mentali condizionate da un processo mentale negativo. L’LTP (il potenziamento sinaptico a lungo termine) permette, dopo averle correttamente recuperate, di riutilizzare tutte quelle potenzialità positive contenute nella memoria del paziente. Nel progredire di un processo terapeutico così condotto, il paziente acquisisce una sempre maggior capacità di gestire i processi mentali egodistonici per sostituirli progressivamente con una più naturale attività fisica, immaginativa e mentale egosintonica.

8) Prima di passare ai passaggi del percorso ipnoterapeutico, propongo una breve sintesi delle varie metodiche che integrano questo modello. L’ipnosi classica nella sue varie modalità comprese quella guantieriana ed ericksoniana, permette di portare la memoria di lavoro del paziente sulle situazioni consapevoli e/o rimosse o represse conservate nel subconscio (il percorso neurolologico, psicobiologico e le differenti costellazioni mentali) che ne supportano la condizione patologica. Un intervento che utilizza questa sola modalità può dimostrarsi efficace nelle forme leggere di psicopatologia. Tecniche direttive all’interno dell’ipnosi, associate con EMDR e nella seconda parte della ipnoterapia con stati tipo mindfulness, si sono dimostrate altamente efficaci nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), anche grave. L’EMDR e le tecniche Simil sogno 1° e 2° che si sono dimostrate valide nel neutralizzare le componenti emotive che supportano le memorie egodistoniche o fortemente condizionanti su cui intendiamo intervenire, si collegano all’LTD. In una fase più avanzata, legata alle nuove acquisizioni mentali, collegata all’LTP, le attività elettriche e neuroendocrine simili a quelle che accompagnano le fasi di sonno REM potrebbero favorire i meccanismi di consolidamento corticale inducendo fenomeni di potenziamento a lungo termine a livello sinaptico La mindfulness che è considerato aspetto centrale delle pratiche buddiste di meditazione, indica un affinamento della capacità di prestare attenzione, di avere una consapevolezza costante e penetrante, e di lasciar emergere una facoltà intuitiva che va al di là del pensiero, sebbene possa essere formulata attraverso il pensiero. Nella mia esperienza personale legata all’essermi formato come psicoterapeuta col Prof. Guantieri (un vero grande Maestro), trovo che negli insegnamenti avuti all’Istituto Bernheim ci fosse il raggiungimento di quella capacità liberatoria della mente che porta al superamento del pensiero consapevole che rappresenta l’essenza della filosofia buddista. Oggi, nella pratica individuale, attraverso una tecnica ipnotica legata alla sovrastimolazione degli input e al successivo approfondimento della trance, creo quello stato mentale assolutamente libero da elementi esterni e interni che porta il paziente ad una autosservazione puramente intuitiva che supera l’Ordinario Stato di Coscienza (b-SoC), e che oltrepassa in una prospettiva sempre più ampia, le reazioni emozionali e i processi di pensiero egodistonici consolidati.

9) La fase applicativa dell’intervento si può suddividere a grandi linee in otto fasi:

1) L’evocazione tramite A-SoC dell’eziopatogenesi del Disturbo e la relativa trattazione con tecniche ericksoniane e di tipo sensoriale-immaginativo.
2) La trattazione del nucleo strutturato con tecniche destrutturanti tipo simil-sogno 2, EMDR o più direttive, che modificano l’attività bioelettrica che sostiene la patologia e, a cascata, fino alla parte organica. Modificazione della condizione psico-fisica che sostiene il Disturbo.
3) L’utilizzo dell’immaginazione nella realtà virtuale tramite i neuroni specchio che permette i cambiamenti dell’assetto psicofisico e di una sempre maggiore capacità di gestire la realtà.
4) Il rinforzo con tecniche miste, ericksoniane e direttive dell’elaborazione mentale neutra che ha gradualmente sostituito quella patologica.
5) La ulteriore stabilizzazione delle risposte neutre e/o positive con tecniche ipnotiche indirette e nel b-SoC con elaborazioni meta-cognitive.
6) Il consolidamento dei risultati raggiunti e la loro evoluzione liberatoria e positiva con tecniche ipnotiche guantieriane e/o miste che ricreano la condizione definita di mindfulness, nella quale il paziente recupera attraverso un differente assetto fisico e mentale, un sempre migliore equilibrio sensoriale ed emotivo, capacità mnestiche e potenzialità cognitive che prima rimanevano escluse dai suoi processi mentali.
7) Il processo terapeutico si completa con la creazione di riferimenti e strategie che strutturino e mantengano le capacità mentali acquisite.
8) L’intervento ipnoterapeutico va modulato in rapporto alla patologia e alla sua gravità. Nella fase iniziale è opportuno fare sedute ravvicinate nel tempo, mano, mano che il processo terapeutico avanza, si possono allungare i tempi tra una seduta e l’altra. Anche quando la psicoterapia può essere considerata conclusa, si suggerisce un follow-up di rinforzo e consolidamento con una seduta ogni due, tre mesi per un periodo non inferiore all’anno.

E’ possibile, durante l’intero intervento ipnoterapeutico, dover ritornare a fasi precedenti quella raggiunta, ad esempio, dover dalla fase 4 ritornare alla fase 2 per il riemergere di situazioni non sufficientemente stabilizzate.

CONCLUSIONI

Perché l’ipnosi e la psicoterapia ipnotica?

1) La valutazione emotiva di uno stimolo può precedere temporalmente la sua identificazione percettiva, che però può non divenire cosciente. Con l’ipnosi si può riuscire a divenire consapevoli, oltre che a livello sensoriale fisico, anche a quello livello immaginativo e cognitivo.
2) Si deve tener presente che gran parte dell’elaborazione emotiva avviene a livello inconscio, una dimensione alla quale la consapevolezza ha un relativo accesso. Ne consegue che le emozioni e il loro significato possono essere più facilmente apprese attraverso vie subcorticali che sono al di fuori dei processi consci legati al ragionamento cosciente che è elaborato soprattutto a livello di neocortex.
3) Le forti e spesso condizionanti reazioni emotive sono difficilmente trattabili con tecniche verbali perché passano per le vie sottocorticali.
4) La psicoterapia ipnotica agisce in modo differente, probabilmente in modo botton-up, agendo sulle strutture profonde e bypassando le difese coscienti.

Vittorio Grecchi

Bibliografia

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Dott. Vittorio Grecchi

Psicologo Psicoterapeuta e Ipnologo a Milano
Iscrizione Albo n. 03 1688 dal 1994
P.I. 04918450158
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